Incontro culturale
La festa di San Nicolò, i Krampus e l’evoluzione di Babbo Natale
Questa volta il fotografo Enzo Toto, socio del Gruppo fotografico della nostra Università, ha voluto condurci nella zona di Tarvisio e dei laghi di Fusine, per farci conoscere i Krampus, che compaiono ogni anno nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, in occasione della festa di San Nicolò.
Cliccate sulle foto per ingrandirle e vederle in sequenza.
A TARVISIO
A RUTE PICCOLO
A COCCAU
CHI SONO I KRAMPUS ?
I Krampus (dal bavarese krampn, ovvero “morto”, “putrefatto”, oppure dal termine kramp, che in lingua tedesca significa “artiglio”) sono demoni dalle sembianze mostruose e animalesche, che si aggirano per le strade alla ricerca dei bambini “cattivi”. Con i volti coperti da terrificanti maschere diaboliche, gli abiti di pelle di capra sporchi e consunti, i Krampus vagano per le vie dei paesi con campanacci e corni, tentando di colpire con frustate i passanti.
L’origine di questa usanza, mantenuta con fiero orgoglio in molti comuni facenti parte dell’area ex austroungarica, risale al periodo pre-cristiano ed è legata al solstizio invernale. Come tante altre tradizioni (da Halloween ai nostri Panevin fino al Carnevale) quella dei Krampus si inquadra nei riti propiziatori delle culture agricole, legate ai cicli della terra, che in inverno sembra abbandonare ogni forma di vita e aprire misteriosamente un passaggio tra gli inferi e il mondo abitato dai vivi.
Gli scheletri di Halloween o le maschere di Carnevale, come i Krampus, rivelano chiaramente la loro origine sotterranea: per non diventare pericolosi gli esseri infernali devono essere onorati e per questo si prestano loro dei corpi provvisori.
Ad antichissimi riti purificativi e propiziatori del mondo agricolo si collega anche la tradizione dei fuochi invernali, che in qualche caso, come testimoniano le foto scattate da Enzo Toto a Rutte piccolo, sono abbinati alla presenza dei Krampus. Come tutte le altre ricorrenze pagane, questa tradizione è stata cristianizzata e i Krampus, che nei periodi di carestia e povertà sfruttavano il loro travestimento per razziare viveri, furono, secondo una leggenda vecchia di cinque secoli, ammansiti e resi innocui da San Nicolò.
SAN NICOLA o SAN NICOLÒ
Nato verso il 270 d.C. in Asia minore (attuale Turchia) in una città della Licia di origine greca, San Nicola fu vescovo e strenuo difensore dell’ortodossia cattolica a Myra (ora città turca di Demre), dove morì il 6 dicembre in un anno imprecisato del IV secolo. Non è certo che abbia partecipato nel 325 al Concilio di Nicea, voluto dall’imperatore Costantino, ma, secondo la tradizione, avrebbe condannato duramente l’Arianesimo e, in un momento di collera, avrebbe preso addirittura a schiaffi il povero Ario.
Dopo la morte di San Nicola, le sue reliquie rimasero fino al 1087 nella cattedrale di Myra, ma quando Myra fu conquistata dai musulmani, esse vennero trasferite a Bari e deposte nella cripta della nuova chiesa dedicata al santo. L’idea di trafugare le sue spoglie era venuta ai baresi dopo che la città, a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di capitale meridionale dell’Italia bizantina e in quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo era fonte di benessere per l’indotto economico generato dai pellegrinaggi. Da quel momento san Nicola fu conosciuto come Nicola di Bari, ma la tradizione vuole che nella chiesa di San Nicolò al Lido di Venezia siano custodite le ossa più piccole del santo lasciate a Myra dai baresi e prese in una successiva spedizione dai marinai veneziani.
DIFFUSIONE DEL CULTO DI SAN NICOLA
I viaggi in mare diffusero in molti porti il culto di San Nicola, che divenne così il protettore dei naviganti. A questo santo, uno dei più amati e venerati in tutto il mondo cattolico e ortodosso, furono attribuiti anche molti miracoli a favore di poveri. Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia gettato tre palle d’oro nella casa dell’uomo, in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio.
Un’altra leggenda narra che Nicola, già vescovo, resuscitò tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne. Per questi episodi san Nicola è ritenuto un santo benefattore, protettore anche delle prostitute e soprattutto dei bambini a cui porta i doni nella notte del 5 dicembre. Nelle località dell’Arco Alpino San Nicolò è solitamente accompagnato proprio da un Krampus a cui si attribuisce il ruolo di punitore di bambini.
Nel Seicento il culto di San Nicola ( che è protettore anche della città di Amsterdam) fu portato in America nel villaggio fortificato di Nieuw Amsterdam, la futura città di New York dai coloni olandesi sotto il nome di Sinterklaas o Sint-Nicolaas. L’aspetto moderno del santo assume la sua forma definitiva grazie alla pubblicazione nel 1823 della poesia di Clement Clarke Moore apparsa su un giornale nella zona di New York. In questa poesia Saint Nicholas viene descritto come un signore un po’ tarchiato che possiede ben otto renne.
Dopo la guerra le tradizioni americane presero velocemente piede anche da noi ed ecco che il vecchio vescovo ascetico con la sua fama di protettore di bambini e marinai, tornò in Europa come Santa Claus, variante semplificata di Nikolaus, e una delle sue rappresentazioni più famose fu quella legata alla pubblicità della Coca Cola, che nel 1931 la penna dell’illustratore Haddon Sundblom, rappresentò rubicondo, vestito di rosso e con la barba bianca, mentre viaggiava nel cielo su una slitta trainata dalle renne.
La trasformazione ormai completata ci consente di riconoscere il Babbo Natale a tutti noto!
EVOLUZIONE DI BABBO NATALE